martedì 18 dicembre 2012

Cose che mi piacciono del Natale.

Ha. Avete visto? Cado anche io nella facile trappola del post natalizio. Ma dal momento che qua devo rispondere solo a me stessa e a Voi, gentili lettori, e che Voi fino a questo momento mi avete concesso tutto, io ci provo.

Cosa numero uno: le lucine bianche.

C'è in atto una guerra fredda in questa casa, laddove sussistono due scuole di pensiero riguardo alle decorazioni natalizie: la mia, che tenderebbe a ricercare l'ensamble monocromatico, tutto rosso, oppure tutto bianco, semmai bianco e argento, e così via; e quella del mio fidanzato, che invece da sempre è stato abituato alla ridda di colori, verso l'arcobaleno e oltre. Sul nostro albero di Natale vige dunque l'emblema del patteggiamento: decorazioni bianche e argento (mie), illuminate da una fila di lampadine che non avrebbero sfigurato nel set luci del Pachuca* dei bei tempi andati (sue). Ne consegue che da spento è il trionfo del piattismo, da acceso è l'incubo degli epilettici.
La mia rivincita tuttavia ce l'ho con le luci della terrazza. La balaustra è avvolta infatti da un serpentone di lucine bianche, che si accendono dolcemente e altrettanto dolcemente si spengono, illuminando la veranda di un lucore prettamente natalizio. Devo solo sperare che il parapetto pericolante non crolli sotto il peso della luminaria, sarebbe poco d'atmosfera.



Cosa numero due: la televisione delle feste.

Esiste qualcosa di più rassicurante dei programmi televisivi in periodo natalizio? La programmazione è sempre la stessa da anni: "Mamma ho perso l'aereo" se la combatte con "Miracolo sull'ottava strada", insidiati da vicino da "Il Grinch" e qualche altro. Di recente se ne sono aggiunti altri, che apprezzo: "L'amore non va in vacanza", ottimo, "Love actually", delizioso, e poi c'è spazio per qualche risata con l'italianissimo "Un Natale per due". Ho lasciato volutamente per ultimo il grande, indimenticabile e mai troppo visto "Harry ti presento Sally": New York con la neve, alberi di Natale, la storia d'amore perfetta... si merita una replica anche quest'anno, decisamente.



Cosa numero tre: l'abbuffo libero.

A Natale pare che tutti si dimentichino della dieta, ma anche della dignità e del senso della misura. Gente che normalmente il cibo non è che lo ignora, ma direttamente lo schifa, dall'8 dicembre al 6 di gennaio molla gli ormeggi e naviga felice in un mondo iperglicemico. E' festa grande, fatta di zuccheri e caramellature, glasse e farciture, fritti e impanature, insomma chi più ne ha (di calorie) ne metta. Ci vuol niente a immedesimarsi, un po' come il trenino alle feste: è scientificamente inevitabile farcisi trascinare dentro e ballare "A E I O U IPSSSILON" come se non esistesse un domani.




* discoteca molto in voga tra la gioventù universitaria nei primi anni del 2000, NdB.

giovedì 13 dicembre 2012

Forever young


Lorella Cuccarini ha rilasciato un'intervista congiunta con la figlia maggiore: 48 lei, 18 la figlia, e in foto sembrano sorelle, dicono tutti. L'hanno gridato i giornali, anche "Gente" che ha pubblicato l'intervista l'ha scelto come scontatissimo titolo: "COME SORELLE!". Io da solita megera avrei da fare un paio di note a margine. Primo, semmai "come coetanee", perchè non si assomigliano manco per niente. Secondo, sarà anche il fatto che la figlia le viene incontro dimostrandone dieci di più, e riducendo quindi il gap in maniera significativa. Terzo, ti piacerebbe, Lorè. Sì, è vero, nelle foto patinate, ritoccate e aerografate dimostrate entrambe un'età bella e indefinita intorno ai venticinque. Io però vi voglio vedere dal vivo. Live. Non dubito che fisicamente tu ti tenga più che a puntino, ci mancherebbe, è il tuo mestiere, non hai altro che fare tutto il giorno. Però dal collo in su, dai, lì mi cedi. Le protesi agli zigomi cominciano a scivolare, e non ci sono abbastanza extensions in tutto l'universo per stare dietro alla tua incipiente senescenza della chioma. Poi, tra l'altro, stiamo parlando di una quarantottenne, mica... voglio dire, questo confronto madre-figlia io lo voglio sentire fra diciotto anni tra la Nannini e la piccola Celeste, o tra Carmen Russo e il cyborg che nascerà dal suo ventre, insomma, lì sì che mi stupirei. 

Con tutto che la Lorella nazionale mi sta simpatica, sia ben chiaro. No perchè poi mi sento dire "Ma hai scritto di tizio... a me sta tanto simpatico!". Non dico che non sia simpatica. Io me la prendo più che altro con i giornalisti che anzichè dire "Guardate come sono belle, che bello che abbiano un rapporto speciale", eccetera, no, si fissano con 'sta cosa delle sorelle. Facciamo così: diciamo "Sembrano coinquiline", che peraltro corrisponde pure a verità, e siam contenti tutti.

mercoledì 28 novembre 2012

Pubblicità low-cost

L'avete notato anche voi? Il mondo delle pubblicità sta risentendo della crisi economica mondiale bla bla. E' come se avessero abbassato il volume un po' a tutti gli spot pubblicitari, non è una cosa nettamente percepibile, ma se ci fai caso te ne rendi conto.

Una volta c'era Megan Gale che scalava un grattacielo in una città tipo Singapore o giù di lì in una versione ante-litteram del parkour. Vi immaginate che razza di casino tra riprese, stuntwoman, elicotteri con telecamere e via dicendo? Bon. Sono passati tredici anni e adesso la Vodafone, già Omnitel, affida il suo messaggio pubblicitario a un orso di pelouche che pattina nella piazza principale di Ascoli Piceno. Ora, con tutto l'affetto che posso provare per il mio capoluogo di provincia adottivo, non è che il paragone con Singapore riesca poi così bene... per non parlare dell'Orso, chiamato insulsamente Bruno, doppiato da Abantantuono. Capite? Doppiato. Neanche compare, non s'è neanche dovuto dare il cerone in faccia, per fare 'sto spot. Tredici anni fa: le zinne di Megan Gale. Oggi: Abatantuono per procura. Fatevi un po' voi i conti.



Ma questo per fare un esempio. E' proprio un trend diffuso quello di smorzare i toni. Che tutto sommato, se devo dire, mi va anche bene. Con l'aria che tira mi darebbe un po' fastidio se per pubblicizzare un pacco di spaghetti mi portassero sulle Ande a farmi vedere che l'acqua bolle a ottanta gradi anzichè cento però la pasta vien buona lo stesso. Tra l'altro, speriamo che nessun copy scriteriato raccolga questa idea...

sabato 20 ottobre 2012

Un post vietato ai minori

Sì, questo post è vietato ai minori. Perchè potrebbero saperne più di me e svergognarmi.

Il vero titolo sarebbe qualcosa tipo: "Le regole dello spogliarello", oppure "Trucchi per lo spogliarello perfetto", fate voi. E' dedicato alla mia amica S. (o C.) che nel farmi pensare a quest'argomento mi ha fatto tanto ridere e quindi ecco qui.

Avete deciso di sorprendere il vostro partner con una danza sensuale nella quale vi leverete pian piano i vestiti di dosso fino a rimanere, per così dire, pronte all'uso? Ottimo, son cose che fanno bene alla coppia. E' tuttavia necessario un minimo di preparazione della scena, giusto per non far figure. 

Consiglio numero 1: l'abbigliamento. No, perchè sembrerà strano, ma per spogliarsi bisogna quindi vestirsi. Bizzarro eh? Al limite del sovrannaturale. Sembrerà superfluo specificarlo ma a volte ci si perde sulle ovvietà e quindi: sappiate che se vi presentate già addobbate con una sottovestina di bava di lumaca e il suo perizoma abbinato, il gioco finisce in fretta. Tuttavia non va bene neanche esagerare nell'altro senso: il cappotto va bene solo se sotto ci mettete poco o niente.

Consiglio numero 2: lo spazio. Avete deciso di essere un po' acrobatiche, magari vi siete munite anche di sedia da far carambolare, o addirittura di un simil-palo intorno al quale vorticare? Benissimo, e complimenti per le scelte atletiche, ma assicuratevi di avere abbastanza spazio intorno a voi per la riuscita del piano, e intendo a livello tridimensionale. Troppi lampadari sono stati sacrificati per un'ingiusta causa, per non parlare di soprammobili, tende (alle quali non è bene appendersi, sappiatelo), ammenicoli vari ed eventuali. Oltretutto ne risente l'atmosfera, se bisogna fermarsi a raccogliere i cocci del vaso di Limoges...

Consiglio numero 3: la musica. Siete certissime di aver scelto la colonna sonora perfetta: ritmata, sensuale e strappamutande (cit.). Ora però non cadetemi sui dettagli. Volete usare un lettore CD? Sprecate 'sti dieci centesimi e masterizzate un disco appositamente, con solo quella canzone, e magari a seguire metteteci un sottofondo appropriato alle conseguenze di uno strip-tease ben riuscito. Evitare il loop selvaggio della stessa canzone che verrebbe a nausea in breve. Usate il pc? Create la playlist e fate in modo di dover cliccare una sola volta per far partire il tutto. Ravanare tra le cartelle dell'hard disk mentre siete conciate come delle ballerine del Moulin Rouge non è davvero il caso. Ah, e disattivate il randomizer: se dopo le Pussycat Dolls parte la sigla dei Puffi sono pochi gli uomini in grado di reggere il colpo senza risentirne.

Consiglio numero 4: disturbi esterni. Tutto è ormai apparecchiato, scelto e deciso. Bon. Preparatevi dunque anche agli imprevisti. Chiudete a chiave le porte; spegnete i cellulari, e sequestrate quello del vostro boyfriend. Staccate il telefono fisso. E soprattutto, in caso di uso pc, disattivate le centomila notifiche che ci ammorbano ogni istante dell'esistenza: vi posso garantire che l'amica del cuore sceglierà proprio quel momento per raccontarvi le sue ultime avventure...

Il resto mettetecelo voi. Fantasia, autoironia, sensualità, non vi serve altro per trasformare una serata in un momento da ricordare!

venerdì 12 ottobre 2012

Le croste del pane in cassetta.


Premetto che questo post me l'ha ispirato amiacuggina Serena, facendomi venire voglia di scrivere la seconda parte di un post già esistente.

L'argomento è, come era allora, i clichè dei film americani. Il post originale si chiamava "USA e costumi" e lo trovate qui: post nel vecchio blog.  Si discuteva del brodo di pollo, alimento misterioso e onnipresente nonchè panacea di tutti i mali nelle pellicole americane, e dell'usanza di darsi appuntamento in modo assurdamente vago, eppure a quanto pare sempre funzionante.

Oggi trattiamo come da titolo delle croste del pane in cassetta. Gli americani c'hanno sta fissa, che un panino non è buono se ha le croste. Il classico dialogo è:
bambino che sta andando a scuola "Mamma, cosa mi hai messo nel cestino del pranzo?"
madre premurosa "Ti ho fatto il panino con il burro d'arachidi!"
b.c.s.a.a s. "E hai tolto le croste??"
m.p. "Certo!!!"
b.c.s.a.a s. "Evvai mamma! Sei mitica!"
Tralasciando il fatto che il panino col burro d'arachidi per pranzo è un abominio punibile dal Tribunale dei Minori, si evince da questo dialogo l'odio profondo che gli americani nutrono per le croste del pane morbido. E' proprio un segno di disprezzo, fare a qualcuno un panino e poi lasciare le croste. Perchè loro fanno così (lo si vede ogni tanto), fanno il panino, poi col coltellaccio trac trac rifilano la crostina marrone e lasciano il bianco.
A me sorge spontanea una domanda: ma perchè non usano direttamente il pane da tramezzini? Non so voi, ma io conosco la differenza tra pane da toast (più secco, e con la crosta) e il pane da tramezzini (più morbido, senza crosta) che si trovano nei supermercati. Forse che da loro non esiste? Allora ho trovato l'idea geniale. Creo un export di pane da tramezzini negli States, e ho svoltato.

Seconda cosa, le tempistiche del risveglio americano. Pare che alla mattina gli americani dei film abbiano la sveglia alle 5 e vadano a lavorare come minimo alle 10, per tutto quello che fanno nel mentre. Si svegliano, doccia, vestiti, capelli, chiacchierano, telefonano, i bambini giocano o fanno addirittura i compiti (i compiti?? io quando andavo a scuola era già tanto se la mattina riuscivo a infilarmi i vestiti per dritto), poi ci si siede tutti al tavolo della colazione, che è un pasto di tre portate, e via un'altra ora di conversazione e/o lettura del giornale. Poi improvvisamente uno dei commensali si alza e dichiara di essere "in tremendo ritardo". Per forza, se per colazione ti spari un buffet di matrimonio, il suo tempo lo vuole...



lunedì 1 ottobre 2012

Un altro post sul cibo.


Sì, perchè io sono abbastanza appassionata di cibo. Il che non significa che sia una mangiona, anzi. Sono molto golosa ma mi sazio subito, tuttavia dal momento che sono parecchio rotondetta sono tutti convinti che sia un barilotto senza fondo, e mi mettono davanti porzioni da cavallo... ma non è di questo che voglio parlare questa sera. Il cibo mi piace nel senso che amo cucinarlo, amo collezionare libri di ricette, guardare trasmissioni di cucina e leggere libri che trattano di cibo.
Inoltre, adoro sperimentare il cibo etnico, con buona pace del mio fidanzato, che prima del mio avvento considerava il riso cantonese come il più esotico dei piatti, mentre adesso si trova bombardato di spezie, profumi, colori e altre cose alle quali fatico a dare un nome.
Nel tempo sono diventata anche abbastanza bravina a cucinare: le mie specialità sono i dolci a base di cioccolata e gli esperimenti in tema antipasti e finger food vario ed eventuale; non sono invece ancora molto convinta delle mie capacità in tema carne rossa e pesce. Quindi, allo scopo di migliorare le mie conoscenze preesistenti e di acquisirne di nuove, mi appiccico ai canali Sky che trattano di cucina e block notes in mano cerco nuovi spunti e nuove ispirazioni.

Nigella's Kitchen. Questo programma cult è condotto dalla food writer più sexy che c'è. Vi insegnerà a fare cose estremamente sensuali tipo il morbido cheesecake al burro di noccioline, il pollo piccante, i frutti di mare esotici da leccarsi le dita e via di questo passo. Poi ogni tanto le parte il turbo e fa cose assurde tipo friggere il salame nel burro e farci il sugo della pasta... ma le si perdona tutto, perchè lei è Nigella, e alla fine della trasmissione si alza di notte e svuota il frigo, e quindi.





Cucina con Ale. Alessandro Borghese ama il suo mestiere di cuoco/presentatore. Lo ama a tal punto che da quando Sky lo ha assunto in pianta stabile, il suo girovita si allarga di pari passo col crescere degli ascolti. Diciamo che da lui c'è tutto da imparare, perchè si vede che realmente ne sa, a differenza di altri. Mi spiace solo che se andiamo avanti così, il colesterolo glielo misurano con la stecca da olio del motore...

Io me e Simone. Anche se Simone Rugiati non sapesse fare nemmeno un toast senza bruciarlo, io lo guarderei comunque perchè trovo irresistibile il suo accento e il suo modo di fare. Se in più ci mettete che è incredibilmente bravo, e che spiega le cose talmente bene che le capirebbe anche una capra bendata e imbavagliata, la cosa si fa imperdibile. Peccato che adesso stia facendo una roba tipo reality sulla Rai e mi è un po' scaduto.





mercoledì 26 settembre 2012

Giorni così


A volte trascorrono settimane senza che un evento particolare intacchi le mie giornate. Considerato poi il fatto che sono in casa da oltre 40 giorni, con un totale di 4 uscite totali a scopo visite mediche, posso affermare con sicurezza che se fosse successo qualcosa di rilevante nel mondo che mi gravita attorno me ne sarei accorta.
E oggi, non uno bensì due super avvenimenti, che oltretutto vanno a braccetto. Due persone a me molto care si sono laureate, entrambe oggi, entrambe in medicina, e ciliegina sulla torta sono pure fidanzati tra di loro! Sono scossoni all'equilibrio del cosmo. Se è vero che il battito di ali di una farfalla causa non mi ricordo cosa non mi ricordo dove ma comunque qualcosa di grosso, beh queste due lauree gemelle come minimo faranno fare un ruttino a qualche vulcano, o simili.
Ah, tra l'altro, volete ridere? Lui con tesi in ortopedia, lei in fisiatria. Della serie lui spacca lei ripara, o in un'altra ottica, lui ripara lei fa la messa a punto. Lui meccanico lei gommista. Lui ingegnere lei interior designer. Lui muratore con la mazzetta che tira giù i muri e lei piastrellista che rimette a modino.
Una coppia perfetta, insomma.
Auguri ragazzi.



domenica 23 settembre 2012

Il dilemma della bomboniera


Qualcuno lo saprà, qualcuno no, insomma, a quanto pare tra circa otto mesi la sottoscritta andrà all'altare insieme alla sua dolce metà. Tralasciando le importanti implicazioni sentimentali ed emotive della questione, vorrei attirare la vostra attenzione su tutta una serie di corollari nuziali che mi stanno levando il sonno... dal ridere.
Oggi trattiamo di bomboniere. Con il mio fidanzato siamo stati d'accordo fin dall'inizio su una cosa: a rischio di sembrare trucidi e senza cuore, abbiamo scartato fin da subito l'idea delle bomboniere equo-solidali, e del contributo alle varie ed eventuali onlus. Questo non perchè non ci stiano a cuore le cause umanitarie, ma piuttosto perchè crediamo che se uno deve fare beneficenza se la fa quando vuole per conto suo, e non a spese altrui. [Premesso questo, ognuno è libero di fare come vuole, non voglio innescare la polemica]

Da qui siamo partiti. Vorremmo dunque trovare qualcosa di utile, di buon gusto e che piaccia se non a tutti, a quasi tutti, e ovviamente a costo contenuto. La fonte di ispirazione? Ovviamente internet, e ovviamente google. Spizzicando qua e là qualche idea ce la siamo fatta, e come bonus ci siamo fatti quattro risate incappando in oggetti a dir poco... imprevisti. Ve li riporto.

 1. Sale&pepe-ra

Un delizioso set sale e pepe... a forma di pera scomponibile. Passi l'idea del set, ma perchè a forma di pera? Che c'accocchia la pera col sale e pepe? Fammi la zuccheriera-pera, la marmellatiera-pera, ma non il sale e pepe-pera...







2. La proverbiale tegola

Notare che questo oggetto era annoverato nella categoria "bomboniere utili". Certo, una tegola è indubbiamente utile: su un tetto, stretta fra le sue sorelle, per evitare che ci piova in casa. Ma se la togli dal suo habitat, me la pitturi a papaveri e papere e me la porgi come cadeau, allora amico mio non ti capisco. A quando un mattone acquarellato?









3. Trottola in vetro di Murano

...ripeto, trottola - in - vetro - di - Murano. E' un ossimoro! La trottola per sua natura gira vorticosamente e CADE. Perchè cade, eh, non t'illudere. E tu me la fai in fragile e costoso vetro di Murano? Io me lo vedo il soffiatore che l'ha fatta. Già piangeva. E' come fare una grattugia in morbido cotone o un impermeabile di Kleenex. Insensato.



4. (Finto) boccale di birra

Allego descrizione originale: "Per un ospite maschile che ama la buona tavola, una birra dentro uno stivale di recupero, sarà una bomboniera gradita... che potrà magari arricchire la sua collezione di boccali d'epoca." 
Ovviamente la birra è finta, che ve lo dico a fare.
Non ho ancora capito se trattasi di candela o cosa. Sinceramente resto volentieri col dubbio.








 5. Squamapesce

Questa poverina mi fa tenerezza. Nel senso, l'ideatore ha fatto una serie di oggetti davvero utili, principalmente per la cucina: apribottiglie, cavatappi, cose così. Poi gli è venuto in mente lo squamapesce. Che per carità, sì, ok. Però tu, sposa, ti ci vedi? Tutta bella impacchettata in tulle e voile di pizzo, porgi all'ospite la scatoletta color crema e "Grazie di tutto, tieni, è uno squamapesce."
Facciamo di no.



Alla prossima con le nuove emozionanti avventure di Sposazilla!

martedì 18 settembre 2012

Benvenuti nella loro cucina.

(In questo periodo scarseggio di ispirazione medica quindi vi beccate post a caso. Asciugatevi le lacrime e andiamo avanti.)

Alzi la mano chi di voi non ha mai visto almeno una volta "Cotto e mangiato", quella rubrica che va in onda dopo Studio Aperto. Anche non intenzionalmente, del tipo che avete appena seguito il meteo per capire se domenica potete fare la scampagnata pane e soppressa sui colli... e trac, mentre siete lì che fate un rapido conto di quante bottiglie di rabosello bisogna portarsi via, vi distraete un attimo e BENVENUTI NELLA MIA CUCINA! Argh! Grazie, Benedetta (per anni c'è stata lei, la Parodi), veramente sei tu che sei entrata nella mia, io sono qua in panciolle anche con la zip dei pantaloni aperta per stare comoda, ma comunque accomodati.
Di solito si inizia con una piccola premessa, per intrigare lo spettatore, e poi si parte col piatto vero e proprio. La caratteristica peculiare di queste ricette è che di solito riescono in modo mirabile a essere terribilmente banali e mostruosamente caloriche allo stesso tempo. Facciamo un esempio.

"Benvenuti nella mia cucina! I miei figli non amano le verdure, quindi ho inventato questo stratagemma per fargliele mangiare. Prendete una sfoglia già pronta, mettetela in una teglia con la sua carta già pronta. Poi prendete delle zucchine, io uso quelle già pronte surgelate, saltatele in padella con olio e cubetti di pancetta - li trovate già pronti nel banco frigo! -, aggiungete raqquanta panna fresca e un uovo e versate nella sfoglia. Cuocete in forno. Et voilà, cotto e mangiato!"
...eccicredo che i tuoi figli le mangiano, le zucchine... praticamente della zucchina non è rimasto niente, il sindacato delle zucchine una cosa così te la protesta, è offensiva per la categoria. Prova a fargli mangiare broccoli senza soffocarli nel formaggio, carote senza annegarle nel burro e melanzane che non stiano facendo un ruolo da protagonista in una parmigiana, e ne riparliamo...

Idem quando parla dei piatti veloci da cucinare al marito la sera quando rientra dal lavoro. Dal momento che suo marito altri non è che Fabio Caressa, il commentatore di calcio Sky, senza dubbio la sera amerebbe svaccarsi sul divano con una pinta di birra e una ciotola di Cipster, magari a riguardarsi in replica sul quaranta pollici, e invece no. "Prendo dei petti di pollo a pezzi, li passo nella pastella, li friggo, e li servo con abbondante salsa piccante (del supermercato)." Salute. Ci credo che poi va in trasmissione e gli tira il bottone sulla pancia.

Da qualche tempo, tuttavia, un volto nuovo si affaccia nel nostro post-prandiale: Tessa Gelisio, l'ex presentatrice di Pianeta Mare; simpatica, se si riesce a passare sopra al fatto che assomiglia in modo inquietante a Joker di Batman. Chissà se riuscirà a rivoluzionare il trend della sua predecessora, o se si limiterà a spadellare il caciucco degli omonimi "quattro salti in"?





domenica 16 settembre 2012

Lo zoo della sala d'attesa


Ci sono parecchie analogie tra essere umani e animali, si sa. Alcune più marcate, altre più sfumate, e per la seconda categoria bisogna essere osservatori dotati di molto acume e un tot di pazienza. Le sale d'attesa del servizio sanitario nazionale sono ottimi sottoboschi per ravvisare tali somiglianze. Vediamone alcune.

Pazienti marmotta. Sono quelli che se ne stanno in attesa fremente e ad ogni movimento sospetto proveniente dalle porte degli studi medici scattano sulle zampine posteriori per fiutare le novità. Inquietanti se prima di loro ci sono molti altri pazienti e quindi la scena si ripete più volte.


Pazienti leoni (in gabbia). Irrequieti e insofferenti, passeggiano avanti e indietro per il corridoio come il proverbiale leone in gabbia. Avanti, indietro, sbuffo, avanti, indietro, sguardo all'orologio, e si ricomincia. Poi quando gli si chiede "Come va?" rispondono "Un po' stanco", e vorrei vedere, hai fatto i chilometri consumando il linoleum! Convertibili in pazienti marmotte al minimo accenno di apertura porta.


Pazienti rana (dalla bocca larga). C'è chi dice che il silenzio sia d'oro, e che ormai le occasioni per goderne siano sempre più rare. Evidentemente così non la pensano i pazienti rana dalla bocca larga. Non appena si accomodano sulla sedia della sala d'attesa, a) cercano di attaccare bottone con gli astanti, b) si informano con infermiere e/o segretarie sui tempi d'attesa, eventuali novità sulla vita privata e condizioni meteo c) esaurite le possibilità in loco, estraggono il cellulare e si lanciano in inutili conversazioni con la vicina di casa/ l'amica del bridge/ la sorella carampana, alle quali raccontano per l'appunto di essere nella sala d'attesa del tale servizio e anticipano le vicende personali dell'infermiera di cui sopra.






Pazienti (Bian)coniglio. Questo paziente è di fretta, è sempre di fretta, ma soprattutto è di fretta solo lui. Scopriamo infatti che ritiene un privilegio raro il doversi recare al lavoro intorno alle otto e trenta del mattino, tanto che lo enuncia a gran voce "Io faccio tardi! Io devo andare al lavoro!", a chiunque abbia ancora abbastanza udito da poterlo sentire. Il paziente bianconiglio è generalmente corredato da ingombrante orologio e può assumere comportamenti analoghi al paziente leone in gabbia, ma più molesti. E' ottimo in umido.




E infine

Pazienti bradipi. La peculiarità del paziente bradipo è, ovviamente, la lentezza. E finchè si parla di anziani, ancora ancora. Ma quando abbiamo per le mani un giovane, la cosa si rende degna di osservazione. Il bradipo quando viene chiamato mette con calma l'orecchietta alla pagina del libro, lo ripone in borsa, prende la borsa, piega con grazia l'impermeabile e se lo mette sul braccio, si alza con sussiego e con passo regale si avvia alla porta dell'ambulatorio. Questa è la fase preliminare. Possiamo solo immaginare quel che accade all'interno del suddetto ambulatorio, ossia quando gli viene chiesto di - elencare i sintomi - spogliarsi - effettuare manovre varie - rivestirsi. A chi attende fuori: ce n'è per un paio di numeri di Vogue edizione speciale, quelli spessi come fiorentine e altrettanto pesanti.



mercoledì 12 settembre 2012

Il perchè delle cose


E facciamolo 'sto post serio così perdo anche l'attenzione di quei due lettori che sono finiti qui per caso cercando gli spoiler sulla serie TV della quale ho scimmiottato il nome...

Si dà il caso che la sottoscritta abbia sempre scritto. Tanto. E spesso senza motivo. Ho tenuto un diario da ragazzina, poi mi sono tuffata nel mondo delle chat per poter ammorbare il prossimo con chilometri e chilometri di conversazioni perlopiù vaneggianti, producevo file Word densi di deliri per poi criptarli e salvarli un po' qui e un po' là, come post-it ultramoderni appiccicati in giro per il computer. Nel mentre, aspettavo con ansia il compito in classe di italiano, con quella puntina di disturbo ossessivo-compulsiva del tipo "Leggi quello che scrivo! Devi leggerlo per forza per dargli un voto! Leggilo! Sono brava! Dai leggilo!". Ovviamente ero presuntuosa e un po' pedante, anche perchè in quel periodo leggevo molto Umberto Eco, molto Luca Goldoni (lo scrittore, non il drammaturgo), persino uno spruzzo di Jostein Gaarder qui e là, e ne ero un po' influenzata.
Dal 2004 poi, l'epifania. La nascita dei blog, uno spazio dove potevo SCRIVERE e altra gente poteva LEGGERE senza passare per un editore! Un sogno ad occhi aperti. Otto anni dopo, mi capita ancora ogni giorno di ritrovarmi in situazioni a caso e di pensare "Questa la devo bloggare".

La domanda è: perchè? Perchè ho 'sto prurito, 'sta necessità, tipo pipì, di riversare i miei pensieri in forma quasi sempre ordinata ma comunque scritta? Non mi basta ammorbare gli amici vicini e lontani inondandoli di chiacchiere? No, pare. Io devo scrivere, altrimenti soffro. Mi duole. E per fortuna che ogni tanto trovo anche modo di farlo "perchè devo": qualche rubrichetta lì, un articolino là, certo il più delle volte gratis o pagata da fame, ma è già qualcosa rispetto allo scrivere fine a se stesso, anzi a me stessa.

Sapete cosa? Secondo me la differenza vera la fate voi. I lettori. Vorrei dire che mi interessa chi siete, e che uno per uno vorrei conoscervi e sapere cosa ne pensate di quello che scrivo, ma è vero fino a un certo punto. Potete restare nell'oblìo dell'anonimato, ma leggetemi, leggetemi, leggetemi. Peraltro, prometto che dopo questo post svarionante cercherò di tornare divertente - certo, è dura esserlo finchè sono confinata in casa e relegata sul divano con la sola compagnia del telecomando di Sky, ma se ci riuscivano le sorelle Bronte, perchè non io.

Insomma, onore e lode a voi, miei cari, adorati lettori. E' per voi che scrivo. E' per voi che questo blog è nato, o si è trasferito, o è germogliato per talea, vedete voi. Grazie.


venerdì 7 settembre 2012

Migrazione - parte II


E voi vi chiederete (perchè siete lettori attenti, lo so): ...ma la parte uno, dov'è?
La parte uno è di là. Nell'altro blog. Sto tentando di fare il trasloco già annunciato, ma mi manca l'elan vital.
parte uno

..che poi, vorrei vedere voi. E' da un mese che sto chiusa in casa, fatta eccezione per le gioiose visite in ospedale in cui vengo girata e rivoltata a mò di frittata e poi me ne torno sempre indietro con tutti i miei ammenicoli al loro posto, gesso e ferri e quant'altro. L'ultima volta l'ortopedica continuava a dire "Quand'è che vieni a fare i raggi?" e io "Il 14, quando togliamo tutto" e lei "Beh, intanto fai i raggi, poi vediamo".
Poi vediamo. Cioè magari non è neanche finita. Io vado là felice e gioconda e me ne torno gabbata. E' fatica eh. Qua anche andare in bagno pare un'impresa stile Amundsen che attraversa il Polo. Stessa probabilità di scivolare, almeno. Infatti settimana scorsa stavo stampellando via dal bagno e patatrac, mi sono spiaccicata per terra. Ho messo giù il gesso, che non dovrei; poi entrambe le ginocchia e infine la spalla contro lo stipite della porta. I giudici si sono espressi con un 10 unanime, li ho visti fugacemente mentre mi contavo le ossa...

No ma giuro che torno simpatica, davvero. O almeno tornerò a raccontarvi qualcosa di meno lagnoso, patetico e piagnucoloso delle mie avventure su sedia a rotelle...


lunedì 20 agosto 2012

Traslochi.


Poche esperienze rimangono impresse nella memoria di una persona come i traslochi. E non è tanto per la quantità di oggetti spostati, mobili montati, e soldi gettati al vento. Ciò che rende speciale il trasloco è un aspetto secondario, e relativamente inevitabile: lo chiameremo "il vaglio". Il vaglio è quell'azione che va compiuta prima di ogni trasloco se non si vuole impazzire, e consiste nel fare un censimento di tutto ciò che c'è nella casa A (quella di partenza) per decidere cosa va effettivamente portato nella casa B (di arrivo) e cosa invece vada infilato in sacchi neri e smaltito nel secco. I più fortunati dispongono anche di una terza scelta, ossia lasciare stipata nella residenza A una variabile quantità di oggetti, e generalmente sono coloro i quali stanno lasciando una casa di mammà discretamente capiente e senza fratelli o sorelle ambiziosi alle costole.
Il vaglio, dicevamo, di solito porta con sè una notevole quantità di magone, perchè nell'arco di una manciata di giorni ci passano per le mani scatole, sacchetti, fondi di cassetti e scaffali alti di librerie che non venivano movimentati da anni, e di solito contengono vestigia del passato di rara portata. L'oggetto base, il minimo sindacale è la fotografia, lo scatto rubato che non è stato inserito negli album regolamentari e per questo motivo ha viaggiato tra risvolti di libri e cornici di specchi per anni, fino a scivolare silenziosamente dietro alle garzantine e ai dizionari di latino, per ricomparire proprio oggi, testimone non digitale dei tempi che furono.
Altri oggetti culto, in ordine sparso, che di certo i trentenni di oggi almeno in parte riconosceranno: sorpresine Kinder assortite, biglie di vetro e plastica, portachiavi con l'acqua, penne con i glitter ormai secche, musicassette un po' sbeccate, molle colorate Magica Slinky di varie forme, monetine in lire, ciuccetti di plastica, scubidù un po' sbiaditi, e poi diari delle superiori gonfi di dediche, foto di classe con le firme dietro, t-shirt di vari avvenimento con la data e l'immancabile sponsor della macelleria all'angolo, eccetera, eccetera, eccetera.
Che fare con tutto questo ciarpame assortito, questo percolato di ricordi, questi venticinque/trent'anni condensati? Selezione. Tenere tutto proprio non si può nè si deve. La vita va avanti e di ricordi ce n'è ancora tanti da creare, e c'è da fare spazio, quindi bando alle lacrime e via. Ciò che si tiene, in contenitori ordinati, ciò che si butta via nel sacco nero e niente secondi sguardi, mi raccomando.

Tutto questo per dire che questo per me è un nuovo inizio ma soprattutto un trasloco da un blog che ha vissuto con me per otto anni, e che non è facile, ma va fatto. Chi già mi conosce, mi troverà mutata nell'indirizzo e nella grafica, ma uguale nella sostanza. Un grande benvenuto ad eventuali nuovi lettori, sperando di divertirvi, rallegrarvi, strapparvi un sorriso, in questa pagina che parlerà di me: ventotto anni, medico specializzando, scrittrice per passione, golosa, curiosa, e, spero, una simpatica nuova conoscenza.

Ben trovati, o ben ritrovati.

la valevally

il mio storico blog... the cow blog (senza un reale motivo, mi piaceva la mucchina)