mercoledì 26 settembre 2012

Giorni così


A volte trascorrono settimane senza che un evento particolare intacchi le mie giornate. Considerato poi il fatto che sono in casa da oltre 40 giorni, con un totale di 4 uscite totali a scopo visite mediche, posso affermare con sicurezza che se fosse successo qualcosa di rilevante nel mondo che mi gravita attorno me ne sarei accorta.
E oggi, non uno bensì due super avvenimenti, che oltretutto vanno a braccetto. Due persone a me molto care si sono laureate, entrambe oggi, entrambe in medicina, e ciliegina sulla torta sono pure fidanzati tra di loro! Sono scossoni all'equilibrio del cosmo. Se è vero che il battito di ali di una farfalla causa non mi ricordo cosa non mi ricordo dove ma comunque qualcosa di grosso, beh queste due lauree gemelle come minimo faranno fare un ruttino a qualche vulcano, o simili.
Ah, tra l'altro, volete ridere? Lui con tesi in ortopedia, lei in fisiatria. Della serie lui spacca lei ripara, o in un'altra ottica, lui ripara lei fa la messa a punto. Lui meccanico lei gommista. Lui ingegnere lei interior designer. Lui muratore con la mazzetta che tira giù i muri e lei piastrellista che rimette a modino.
Una coppia perfetta, insomma.
Auguri ragazzi.



domenica 23 settembre 2012

Il dilemma della bomboniera


Qualcuno lo saprà, qualcuno no, insomma, a quanto pare tra circa otto mesi la sottoscritta andrà all'altare insieme alla sua dolce metà. Tralasciando le importanti implicazioni sentimentali ed emotive della questione, vorrei attirare la vostra attenzione su tutta una serie di corollari nuziali che mi stanno levando il sonno... dal ridere.
Oggi trattiamo di bomboniere. Con il mio fidanzato siamo stati d'accordo fin dall'inizio su una cosa: a rischio di sembrare trucidi e senza cuore, abbiamo scartato fin da subito l'idea delle bomboniere equo-solidali, e del contributo alle varie ed eventuali onlus. Questo non perchè non ci stiano a cuore le cause umanitarie, ma piuttosto perchè crediamo che se uno deve fare beneficenza se la fa quando vuole per conto suo, e non a spese altrui. [Premesso questo, ognuno è libero di fare come vuole, non voglio innescare la polemica]

Da qui siamo partiti. Vorremmo dunque trovare qualcosa di utile, di buon gusto e che piaccia se non a tutti, a quasi tutti, e ovviamente a costo contenuto. La fonte di ispirazione? Ovviamente internet, e ovviamente google. Spizzicando qua e là qualche idea ce la siamo fatta, e come bonus ci siamo fatti quattro risate incappando in oggetti a dir poco... imprevisti. Ve li riporto.

 1. Sale&pepe-ra

Un delizioso set sale e pepe... a forma di pera scomponibile. Passi l'idea del set, ma perchè a forma di pera? Che c'accocchia la pera col sale e pepe? Fammi la zuccheriera-pera, la marmellatiera-pera, ma non il sale e pepe-pera...







2. La proverbiale tegola

Notare che questo oggetto era annoverato nella categoria "bomboniere utili". Certo, una tegola è indubbiamente utile: su un tetto, stretta fra le sue sorelle, per evitare che ci piova in casa. Ma se la togli dal suo habitat, me la pitturi a papaveri e papere e me la porgi come cadeau, allora amico mio non ti capisco. A quando un mattone acquarellato?









3. Trottola in vetro di Murano

...ripeto, trottola - in - vetro - di - Murano. E' un ossimoro! La trottola per sua natura gira vorticosamente e CADE. Perchè cade, eh, non t'illudere. E tu me la fai in fragile e costoso vetro di Murano? Io me lo vedo il soffiatore che l'ha fatta. Già piangeva. E' come fare una grattugia in morbido cotone o un impermeabile di Kleenex. Insensato.



4. (Finto) boccale di birra

Allego descrizione originale: "Per un ospite maschile che ama la buona tavola, una birra dentro uno stivale di recupero, sarà una bomboniera gradita... che potrà magari arricchire la sua collezione di boccali d'epoca." 
Ovviamente la birra è finta, che ve lo dico a fare.
Non ho ancora capito se trattasi di candela o cosa. Sinceramente resto volentieri col dubbio.








 5. Squamapesce

Questa poverina mi fa tenerezza. Nel senso, l'ideatore ha fatto una serie di oggetti davvero utili, principalmente per la cucina: apribottiglie, cavatappi, cose così. Poi gli è venuto in mente lo squamapesce. Che per carità, sì, ok. Però tu, sposa, ti ci vedi? Tutta bella impacchettata in tulle e voile di pizzo, porgi all'ospite la scatoletta color crema e "Grazie di tutto, tieni, è uno squamapesce."
Facciamo di no.



Alla prossima con le nuove emozionanti avventure di Sposazilla!

martedì 18 settembre 2012

Benvenuti nella loro cucina.

(In questo periodo scarseggio di ispirazione medica quindi vi beccate post a caso. Asciugatevi le lacrime e andiamo avanti.)

Alzi la mano chi di voi non ha mai visto almeno una volta "Cotto e mangiato", quella rubrica che va in onda dopo Studio Aperto. Anche non intenzionalmente, del tipo che avete appena seguito il meteo per capire se domenica potete fare la scampagnata pane e soppressa sui colli... e trac, mentre siete lì che fate un rapido conto di quante bottiglie di rabosello bisogna portarsi via, vi distraete un attimo e BENVENUTI NELLA MIA CUCINA! Argh! Grazie, Benedetta (per anni c'è stata lei, la Parodi), veramente sei tu che sei entrata nella mia, io sono qua in panciolle anche con la zip dei pantaloni aperta per stare comoda, ma comunque accomodati.
Di solito si inizia con una piccola premessa, per intrigare lo spettatore, e poi si parte col piatto vero e proprio. La caratteristica peculiare di queste ricette è che di solito riescono in modo mirabile a essere terribilmente banali e mostruosamente caloriche allo stesso tempo. Facciamo un esempio.

"Benvenuti nella mia cucina! I miei figli non amano le verdure, quindi ho inventato questo stratagemma per fargliele mangiare. Prendete una sfoglia già pronta, mettetela in una teglia con la sua carta già pronta. Poi prendete delle zucchine, io uso quelle già pronte surgelate, saltatele in padella con olio e cubetti di pancetta - li trovate già pronti nel banco frigo! -, aggiungete raqquanta panna fresca e un uovo e versate nella sfoglia. Cuocete in forno. Et voilà, cotto e mangiato!"
...eccicredo che i tuoi figli le mangiano, le zucchine... praticamente della zucchina non è rimasto niente, il sindacato delle zucchine una cosa così te la protesta, è offensiva per la categoria. Prova a fargli mangiare broccoli senza soffocarli nel formaggio, carote senza annegarle nel burro e melanzane che non stiano facendo un ruolo da protagonista in una parmigiana, e ne riparliamo...

Idem quando parla dei piatti veloci da cucinare al marito la sera quando rientra dal lavoro. Dal momento che suo marito altri non è che Fabio Caressa, il commentatore di calcio Sky, senza dubbio la sera amerebbe svaccarsi sul divano con una pinta di birra e una ciotola di Cipster, magari a riguardarsi in replica sul quaranta pollici, e invece no. "Prendo dei petti di pollo a pezzi, li passo nella pastella, li friggo, e li servo con abbondante salsa piccante (del supermercato)." Salute. Ci credo che poi va in trasmissione e gli tira il bottone sulla pancia.

Da qualche tempo, tuttavia, un volto nuovo si affaccia nel nostro post-prandiale: Tessa Gelisio, l'ex presentatrice di Pianeta Mare; simpatica, se si riesce a passare sopra al fatto che assomiglia in modo inquietante a Joker di Batman. Chissà se riuscirà a rivoluzionare il trend della sua predecessora, o se si limiterà a spadellare il caciucco degli omonimi "quattro salti in"?





domenica 16 settembre 2012

Lo zoo della sala d'attesa


Ci sono parecchie analogie tra essere umani e animali, si sa. Alcune più marcate, altre più sfumate, e per la seconda categoria bisogna essere osservatori dotati di molto acume e un tot di pazienza. Le sale d'attesa del servizio sanitario nazionale sono ottimi sottoboschi per ravvisare tali somiglianze. Vediamone alcune.

Pazienti marmotta. Sono quelli che se ne stanno in attesa fremente e ad ogni movimento sospetto proveniente dalle porte degli studi medici scattano sulle zampine posteriori per fiutare le novità. Inquietanti se prima di loro ci sono molti altri pazienti e quindi la scena si ripete più volte.


Pazienti leoni (in gabbia). Irrequieti e insofferenti, passeggiano avanti e indietro per il corridoio come il proverbiale leone in gabbia. Avanti, indietro, sbuffo, avanti, indietro, sguardo all'orologio, e si ricomincia. Poi quando gli si chiede "Come va?" rispondono "Un po' stanco", e vorrei vedere, hai fatto i chilometri consumando il linoleum! Convertibili in pazienti marmotte al minimo accenno di apertura porta.


Pazienti rana (dalla bocca larga). C'è chi dice che il silenzio sia d'oro, e che ormai le occasioni per goderne siano sempre più rare. Evidentemente così non la pensano i pazienti rana dalla bocca larga. Non appena si accomodano sulla sedia della sala d'attesa, a) cercano di attaccare bottone con gli astanti, b) si informano con infermiere e/o segretarie sui tempi d'attesa, eventuali novità sulla vita privata e condizioni meteo c) esaurite le possibilità in loco, estraggono il cellulare e si lanciano in inutili conversazioni con la vicina di casa/ l'amica del bridge/ la sorella carampana, alle quali raccontano per l'appunto di essere nella sala d'attesa del tale servizio e anticipano le vicende personali dell'infermiera di cui sopra.






Pazienti (Bian)coniglio. Questo paziente è di fretta, è sempre di fretta, ma soprattutto è di fretta solo lui. Scopriamo infatti che ritiene un privilegio raro il doversi recare al lavoro intorno alle otto e trenta del mattino, tanto che lo enuncia a gran voce "Io faccio tardi! Io devo andare al lavoro!", a chiunque abbia ancora abbastanza udito da poterlo sentire. Il paziente bianconiglio è generalmente corredato da ingombrante orologio e può assumere comportamenti analoghi al paziente leone in gabbia, ma più molesti. E' ottimo in umido.




E infine

Pazienti bradipi. La peculiarità del paziente bradipo è, ovviamente, la lentezza. E finchè si parla di anziani, ancora ancora. Ma quando abbiamo per le mani un giovane, la cosa si rende degna di osservazione. Il bradipo quando viene chiamato mette con calma l'orecchietta alla pagina del libro, lo ripone in borsa, prende la borsa, piega con grazia l'impermeabile e se lo mette sul braccio, si alza con sussiego e con passo regale si avvia alla porta dell'ambulatorio. Questa è la fase preliminare. Possiamo solo immaginare quel che accade all'interno del suddetto ambulatorio, ossia quando gli viene chiesto di - elencare i sintomi - spogliarsi - effettuare manovre varie - rivestirsi. A chi attende fuori: ce n'è per un paio di numeri di Vogue edizione speciale, quelli spessi come fiorentine e altrettanto pesanti.



mercoledì 12 settembre 2012

Il perchè delle cose


E facciamolo 'sto post serio così perdo anche l'attenzione di quei due lettori che sono finiti qui per caso cercando gli spoiler sulla serie TV della quale ho scimmiottato il nome...

Si dà il caso che la sottoscritta abbia sempre scritto. Tanto. E spesso senza motivo. Ho tenuto un diario da ragazzina, poi mi sono tuffata nel mondo delle chat per poter ammorbare il prossimo con chilometri e chilometri di conversazioni perlopiù vaneggianti, producevo file Word densi di deliri per poi criptarli e salvarli un po' qui e un po' là, come post-it ultramoderni appiccicati in giro per il computer. Nel mentre, aspettavo con ansia il compito in classe di italiano, con quella puntina di disturbo ossessivo-compulsiva del tipo "Leggi quello che scrivo! Devi leggerlo per forza per dargli un voto! Leggilo! Sono brava! Dai leggilo!". Ovviamente ero presuntuosa e un po' pedante, anche perchè in quel periodo leggevo molto Umberto Eco, molto Luca Goldoni (lo scrittore, non il drammaturgo), persino uno spruzzo di Jostein Gaarder qui e là, e ne ero un po' influenzata.
Dal 2004 poi, l'epifania. La nascita dei blog, uno spazio dove potevo SCRIVERE e altra gente poteva LEGGERE senza passare per un editore! Un sogno ad occhi aperti. Otto anni dopo, mi capita ancora ogni giorno di ritrovarmi in situazioni a caso e di pensare "Questa la devo bloggare".

La domanda è: perchè? Perchè ho 'sto prurito, 'sta necessità, tipo pipì, di riversare i miei pensieri in forma quasi sempre ordinata ma comunque scritta? Non mi basta ammorbare gli amici vicini e lontani inondandoli di chiacchiere? No, pare. Io devo scrivere, altrimenti soffro. Mi duole. E per fortuna che ogni tanto trovo anche modo di farlo "perchè devo": qualche rubrichetta lì, un articolino là, certo il più delle volte gratis o pagata da fame, ma è già qualcosa rispetto allo scrivere fine a se stesso, anzi a me stessa.

Sapete cosa? Secondo me la differenza vera la fate voi. I lettori. Vorrei dire che mi interessa chi siete, e che uno per uno vorrei conoscervi e sapere cosa ne pensate di quello che scrivo, ma è vero fino a un certo punto. Potete restare nell'oblìo dell'anonimato, ma leggetemi, leggetemi, leggetemi. Peraltro, prometto che dopo questo post svarionante cercherò di tornare divertente - certo, è dura esserlo finchè sono confinata in casa e relegata sul divano con la sola compagnia del telecomando di Sky, ma se ci riuscivano le sorelle Bronte, perchè non io.

Insomma, onore e lode a voi, miei cari, adorati lettori. E' per voi che scrivo. E' per voi che questo blog è nato, o si è trasferito, o è germogliato per talea, vedete voi. Grazie.


venerdì 7 settembre 2012

Migrazione - parte II


E voi vi chiederete (perchè siete lettori attenti, lo so): ...ma la parte uno, dov'è?
La parte uno è di là. Nell'altro blog. Sto tentando di fare il trasloco già annunciato, ma mi manca l'elan vital.
parte uno

..che poi, vorrei vedere voi. E' da un mese che sto chiusa in casa, fatta eccezione per le gioiose visite in ospedale in cui vengo girata e rivoltata a mò di frittata e poi me ne torno sempre indietro con tutti i miei ammenicoli al loro posto, gesso e ferri e quant'altro. L'ultima volta l'ortopedica continuava a dire "Quand'è che vieni a fare i raggi?" e io "Il 14, quando togliamo tutto" e lei "Beh, intanto fai i raggi, poi vediamo".
Poi vediamo. Cioè magari non è neanche finita. Io vado là felice e gioconda e me ne torno gabbata. E' fatica eh. Qua anche andare in bagno pare un'impresa stile Amundsen che attraversa il Polo. Stessa probabilità di scivolare, almeno. Infatti settimana scorsa stavo stampellando via dal bagno e patatrac, mi sono spiaccicata per terra. Ho messo giù il gesso, che non dovrei; poi entrambe le ginocchia e infine la spalla contro lo stipite della porta. I giudici si sono espressi con un 10 unanime, li ho visti fugacemente mentre mi contavo le ossa...

No ma giuro che torno simpatica, davvero. O almeno tornerò a raccontarvi qualcosa di meno lagnoso, patetico e piagnucoloso delle mie avventure su sedia a rotelle...