domenica 16 settembre 2012
Lo zoo della sala d'attesa
Ci sono parecchie analogie tra essere umani e animali, si sa. Alcune più marcate, altre più sfumate, e per la seconda categoria bisogna essere osservatori dotati di molto acume e un tot di pazienza. Le sale d'attesa del servizio sanitario nazionale sono ottimi sottoboschi per ravvisare tali somiglianze. Vediamone alcune.
Pazienti marmotta. Sono quelli che se ne stanno in attesa fremente e ad ogni movimento sospetto proveniente dalle porte degli studi medici scattano sulle zampine posteriori per fiutare le novità. Inquietanti se prima di loro ci sono molti altri pazienti e quindi la scena si ripete più volte.
Pazienti leoni (in gabbia). Irrequieti e insofferenti, passeggiano avanti e indietro per il corridoio come il proverbiale leone in gabbia. Avanti, indietro, sbuffo, avanti, indietro, sguardo all'orologio, e si ricomincia. Poi quando gli si chiede "Come va?" rispondono "Un po' stanco", e vorrei vedere, hai fatto i chilometri consumando il linoleum! Convertibili in pazienti marmotte al minimo accenno di apertura porta.
Pazienti rana (dalla bocca larga). C'è chi dice che il silenzio sia d'oro, e che ormai le occasioni per goderne siano sempre più rare. Evidentemente così non la pensano i pazienti rana dalla bocca larga. Non appena si accomodano sulla sedia della sala d'attesa, a) cercano di attaccare bottone con gli astanti, b) si informano con infermiere e/o segretarie sui tempi d'attesa, eventuali novità sulla vita privata e condizioni meteo c) esaurite le possibilità in loco, estraggono il cellulare e si lanciano in inutili conversazioni con la vicina di casa/ l'amica del bridge/ la sorella carampana, alle quali raccontano per l'appunto di essere nella sala d'attesa del tale servizio e anticipano le vicende personali dell'infermiera di cui sopra.
Pazienti (Bian)coniglio. Questo paziente è di fretta, è sempre di fretta, ma soprattutto è di fretta solo lui. Scopriamo infatti che ritiene un privilegio raro il doversi recare al lavoro intorno alle otto e trenta del mattino, tanto che lo enuncia a gran voce "Io faccio tardi! Io devo andare al lavoro!", a chiunque abbia ancora abbastanza udito da poterlo sentire. Il paziente bianconiglio è generalmente corredato da ingombrante orologio e può assumere comportamenti analoghi al paziente leone in gabbia, ma più molesti. E' ottimo in umido.
E infine
Pazienti bradipi. La peculiarità del paziente bradipo è, ovviamente, la lentezza. E finchè si parla di anziani, ancora ancora. Ma quando abbiamo per le mani un giovane, la cosa si rende degna di osservazione. Il bradipo quando viene chiamato mette con calma l'orecchietta alla pagina del libro, lo ripone in borsa, prende la borsa, piega con grazia l'impermeabile e se lo mette sul braccio, si alza con sussiego e con passo regale si avvia alla porta dell'ambulatorio. Questa è la fase preliminare. Possiamo solo immaginare quel che accade all'interno del suddetto ambulatorio, ossia quando gli viene chiesto di - elencare i sintomi - spogliarsi - effettuare manovre varie - rivestirsi. A chi attende fuori: ce n'è per un paio di numeri di Vogue edizione speciale, quelli spessi come fiorentine e altrettanto pesanti.
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